Archivio degli articoli con tag: Gianni Montieri

Una sorta di rubrica che sto curando per il blog Nazione indiana ha l’obiettivo di suggerire delle auto-antologie poetiche. Il poeta viene invitato a ripercorrere il tragitto compiuto e a riflettere su questo percorso dedicando a ciò una pagina di annotazioni. E’ l’autore stesso che scrive la sua storia e l’intervento dall’esterno è ridotto al minimo. Questa richiesta di riflessione necessaria all’auto-presentazione  mi pare che vada in direzione opposta al flusso della rete che per sua natura tenderebbe a non coagulare, fermare, riflettere ma, al contrario, a costituire un continuum di informazioni senza soluzioni di continuità.

Queste auto-antologie vorrebbero opporsi a questa dispersione o disseminazione più o meno euforica che la rete sembra esprimere. Spero che in questo modo si possa dare un’idea della produzione di poeti giunti ad una prima piena maturità letteraria. Questa iniziativa vuole contribuire, in questo caso solo sulla rete, ad offrire un rallentamento riflessivo, in parte correttivo, alla tendenza entropica della diffusione attuale della poesia.

Fin qui sono stati invitati Francesco Tomada, Vincenzo Frungillo, Francesco Filìa, Viola Amarelli, Eugenio Lucrezi, Renata Morresi , Gianni Montieri e, a breve, apparirà l’auto antologia di Italo Testa. Questo è anche un modo, sia pure in minima parte, di restituire alla poesia quella funzione riflessiva, intellettuale e critica che per lo più in questi anni, forse per troppa ricchezza di offerta creativa, sembrerebbe quasi perduta.

2018

Giuliano Mesa letto da Biagio Cepollaro e Gianni Montieri

Apertura della VI edizione di Tu se sai dire dillo 5 ottobre 2017,

Libreria popolare di via Tadino, Milano

 

Prologo a La curva del giorno (L’arcolaio 2014)

Prologo a Al centro dell’inverno (inedito)

Ritratti di poesia 2017, Ottava parte. Roma 3 febbraio  2017

Gianni Montieri

Proposta di lettura

di Biagio Cepollaro

 Gianni Montieri è quasi al terzo libro di poesie: sono stati pubblicati già nel 2010 da Lietocolle il primo volume dal titolo Futuro semplice e nel 2014, presso  Zona, il secondo dal titolo Avremo cura. Il terzo libro è in costruzione. Il lavoro realizzato fin qui offre un’idea abbastanza nitida della direzione molto precisa che ha preso la sua creatività. Una caratteristica della sua scrittura subito evidente alla prima lettura è la leggerezza del tocco. Tanto è decisa la sua direzione realistica quanto leggera e aperta alle possibili fertili contraddizioni è la sua scrittura. Leggo da Futuro semplice , il testo intitolato Abitudini:

Non saranno più le scarpe fuori posto

un nome al suono della sveglia

fra qualche tempo sapremo dirci: è giusto

che abbiamo avuto tanto

 

io, io non lo so davvero

se saprò dare un senso

alle porzioni monodose, alla cottura crisp

addormentarmi voltato dal tuo lato

senza tremare, senza farci caso.

 

Leggo poi da Avremo cura:

 

Invecchiare così, da adesso in poi

contarsi le rughe sulla fronte

i passi, le varianti di ogni sorriso

lo scricchiolare umido delle ossa

 

dicono che un posto valga l’altro

e invece no, è questo solo questo

il tempo nostro, riflesso addosso

nello specchio d’acqua

 

che rimanda l’intreccio di due mani

soltanto due: la mia, la tua.

 

Qui viene esemplificata una modalità  che potrei definire del dire sotto voce, del tono abbassato. Tale modalità è in grado di mettere a fuoco meglio delle verità relazionali come, in un certo senso, riguardanti il destino, il percorso individuale nel tempo, il suo svolgimento, il suo senso. la scrittura si presta a questa ricognizione che nell’insieme dell’opera può anche essere non solo lucida ma anche spietata. Eppure questa stessa ricognizione si realizza anche attraverso lo sguardo della tenerezza che può diventare, in alcuni momenti, sognante. La ricognizione severa resta  comunque il tono dominante pur evitando la sentenziosità e l’astrattezza morale. La necessità di non illudere e di non illudersi diventa impellente quando l’infanzia e l’adolescenza  vissute al sud tornano a galla come un rimosso storico e sociale. Questo è il luogo dell’analisi critica svolta accettando la contraddizione non solo come condizione soggettiva ma anche come realtà condivisa. Tutto accade come se avesse un senso, anche la violenza , il crimine individuale e collettivo, tutto è compresente nella terra dei fuochi. Un altro tema fondamentale della scrittura di Montieri è la città: Napoli, Milano, Venezia. La città appare come il tessuto che articola l’esperienza, che fa da cassa di risonanza storica e collettiva del senso individuale quando sta per essere pronunciato. La città è appartenenza, radice, orizzonte. Le città sono tonalità  emotive e coordinate storiche entro le quali la poesia disegna le sue figure. Ripensare il sud vuol dire ripensare in modo doloroso, anche se apparentemente fenomenologico, la violenza costitutiva, la povertà, il degrado ma in un modo non retorico. E’ proprio questo atteggiamento, a tratti crudo, a rendere la poesia uno strumento atto a dire di queste cose, una volta che sin dall’inizio ci si è liberati dal “poetico” metaforico e simbolista.

Leggo ancora da Avremo cura:

XXVIII

Se posso telefonare a mia madre,
a mio padre, e chiedere da routine
come state? Che fate? Credimi
è per culo, se mia sorella sta bene
se riesce a uscire e a entrare da casa,
prendere suo figlio a scuola, convinciti,
è per culo. La terra dove lo tengono
il culo, quello vero, non è terra
è modificata da altro materiale,
scarto territoriale altrui, dal saldo
positivo su conti correnti sconosciuti.
Se passa l’autobus in orario, segnatelo,
è per culo, se la vicina quarantenne
muore troppo presto è chimica.
Arrivare in tempo al lavoro o non morire
hanno lo stesso numero di probabilità.
Restare vivi è culo, è matematica.

Questa poesia che dice del sud, dice anche di contraddizioni che vissute dall’interno non vengono percepite come contraddizioni:

XXIX

Non pensare che fosse indifferenza
la nostra piuttosto un modo di vivere
le cose così come si vivono:
tutte insieme, una per volta.
La sparatoria dietro l’angolo,
la partita di calcetto i compiti da fare,
poi uscire la sera il bar, la storia di tutti,
tutti tornavamo a casa per cena.
La quotidianità, la normalità si affermano comunque. Anche in condizioni estreme, anche in condizioni di emergenza. Quando l’estremo e l’emergenza diventano normalità producono questo tipo di quotidianità. Questa poesia può anche esser considerata come una risposta all’esasperazione retorica del fatto letterario così frequente in questi anni. Si tratta anche di un antidoto alle forme di estetizzazione manieristica. Questo lavoro restituisce alla poesia e alla sua composizione per strofe una funzione  “organizzativa”: l’accorpamento versale trova il suo senso nel realizzare la qualità ragionativa del “mettere ordine”, di creare gerarchie logiche, di creare contrapposizioni, simmetrie e rotture di simmetria. La struttura poetica diventa un supporto al pensare, alla costruzione del pensiero sulla realtà

2016

TU SE SAI DIRE DILLO

Quarta edizione

 cop

 

17-18-19 settembre 2015

Galleria Ostrakon

via Pastrengo 15, Milano

 

La rassegna Tu se sai dire dillo, ideata da Biagio Cepollaro e giunta alla quarta edizione, è dedicata alla memoria del poeta Giuliano  Mesa, scomparso nel 2011.

A leggere le sue poesie, oltre a Biagio Cepollaro, vi sarà anche Andrea Inglese.  Quest’anno i temi saranno: l’esperienza di Milanopoesia (1983-1992) raccontata da Eugenio Gazzola e da alcuni protagonisti come l’artista William Xerra, la poetessa Giulia Niccolai e dall’organizzatore Mario Giusti; il festival dei nostri anni  Bologna In Lettere a cura di Enzo Campi ; l’Artventure parigina di Lucio Fontana ricostruita da Jacopo Galimberti, l’opera elettronica di Giovanni Cospito eseguita al Teatro Verdi, situato proprio di fronte allo Spazio Ostrakon.

E ancora avranno spazi dedicati: la figura unica diventata leggenda del poeta-operaio Luigi Di Ruscio tratteggiata da Christian Tito; la nascita del blog  Perigeion e i poeti Massimiliano Damaggio, Antonio Devicienti, Nino Iacovella, Gianni Montieri , presentati da Francesco Tomada, e infine, la poesia di Nadia Agustoni, Giusi Drago, Francesco Forlani, Vincenzo Frungillo, Italo Testa e la prosa di Giorgio Mascitelli.

17 Settembre, Giovedì

 

ore 18.00

 Biagio Cepollaro e Andrea Inglese leggono Giuliano Mesa

ore 18.30

 L’artventure parigina di Lucio Fontana a cura di Jacopo Galimberti

ore 19.30

Le poesie di:

Nadia Agustoni

Giusi Drago

Francesco Forlani

Vincenzo Frungillo

Italo Testa

 

I racconti di :

Giorgio Mascitelli

ore 20.30

Intervallo

ore 21.00  Il pubblico è invitato a spostarsi al Teatro Verdi, di fronte allo Spazio Ostrakon

Opera elettronica di Giovanni Cospito su testi di Biagio Cepollaro

 

 

18 Settembre, Venerdì

ore 18.00

Gli anni di Milanopoesia

a cura di Eugenio Gazzola

 

Saranno presenti:William Xerra, Giulia Niccolai, Mario Giusti

 

ore 19.30

Intervallo

ore 20.00

 

Lettere dal mondo offeso: per Luigi Di Ruscio

a cura di Christian Tito

 

Letture dal romanzo epistolare

Proiezione video

Testimonianze

 

19 Settembre, Sabato

ore 18.00

Perigeion e i poeti

a cura di Francesco Tomada

 

Massimiliano Damaggio

Antonio Devicienti

Nino Iacovella

Gianni Montieri

Francesco Tomada

 

ore 19.30

Intervallo

ore 20.00

Il presente di Bologna in Lettere

a cura di Enzo Campi

“Agit-prop-poetry”, un intervento di Enzo Campi

“Sistemi d’Attrazione”, proiezione di un video montato con i materiali della terza edizione del Festival Bologna in Lettere

“Sì, si può”, recital multimediale con Alessandro Brusa, Martina Campi, Francesca Del Moro, Rita Galbucci, Enea Roversi, Jacopo Ninni, Mario Sboarina, Enzo Campi

 

 

 

L’immagine in copertina è di Biagio Cepollaro, Predella-Dittico, dipinto su due pannelli. Tecnica mista su mdf, cm 80 x 50 complessivi,2009.Coll privata, Milano